Fare amicizia con gli inquilini nel nostro cervello
Nel testo "Gli inquilini del cervello", come analista transazionale apprezzo l'umorismo e la fantasia, potenti strumenti di cambiamento e autoriflessione. Vi invito a conoscere un metodo per imparare a dialogare con i propri nemici interni, che possono farsi più presenti che mai in questo periodo di isolamento.
analisi Transazionale, psicoterapia, daniela cristofori, inquilini del cervello, cambiamento, nemici interni, umorismo
761
post-template-default,single,single-post,postid-761,single-format-standard,bridge-core-3.0.2,qodef-back-to-top--enabled,,qode-essential-addons-1.5.3,qode-page-transition-enabled,ajax_fade,page_not_loaded,qode-title-hidden,qode_grid_1200,qode-content-sidebar-responsive,qode-theme-ver-28.8,qode-theme-bridge,disabled_footer_top,disabled_footer_bottom,qode_header_in_grid,wpb-js-composer js-comp-ver-6.10.0,vc_responsive

Fare amicizia con gli inquilini nel nostro cervello

Quando siamo sotto stress, come in questo momento storico, tendiamo in maniera inconscia a ripetere un nostro vecchio copione di vita.

Sul palcoscenico della nostra mente potrebbero entrare in scena personaggi poco piacevoli, che ostacolano il nostro pensiero, i nostri sentimenti e influenzano i nostri comportamenti, verso noi stessi e verso gli altri.

Mary Goulding, analista transazionale attiva negli Stati Uniti negli anni ’70-’80, nel suo testo “Gli inquilini del cervello” ci mette a disposizione un modo divertente per mettere a tacere quegli scomodi ospiti, i nostri NEMICI INTERNI, e, al loro posto, invitare a altri personaggi sulla scena, i nostri migliori ALLEATI INTERNI.

Provo una intima simpatia per Mary, che non ho avuto il piacere di incontrare, perché dopo aver confessato apertamente di essere stata depressa per lunghissimi anni, ha escogitato uno strumento straordinario per uscirne, usando l’ironia e lo humour.
Scrive Mary nel testo:

“all’inizio della mia formazione come psicoterapeuta, la consegna prevedeva un comportamento assolutamente severo e dignitoso. … non avevo mai sentito che un terapeuta raccomandasse lo humour come strumento terapeutico. (…) Iniziai a studiare Analisi Transazionale con Bob Goulding, allievo di Berne, che possedeva una acuta attenzione all’interlocutore, uno spirito brillante e un forte senso dell’umorismo.(…) Ebbi così l’occasione di sperimentare quali profonde affinità esistano tra una franca risata e il cambiamento di vita. Ridere e cambiare se stessi vanno d’accordo!”

Da questo loro incontro nasce prima una collaborazione professionale, poi Mary e Bob nel 1970 si sposano e da allora, nell’ambiente degli analisti transazionali, furono sempre chiamati “i Goulding”. Pubblicarono anche un testo del loro lavoro con i gruppi che si chiama “Il cambiamento di vita nella terapia ridecisionale”.

Durante i suoi seminari terapeutici di gruppo, insieme al marito Bob, Mary ripeteva i principi teorici di base del suo metodo:

tu sei responsabile del tuo comportamento
tu sei responsabile dei tuoi pensieri
tu sei responsabile dei tuoi sentimenti
tu sei responsabile del tuo corpo.

E’ uno spostamento forte dalla passività di chi si mantiene inconsciamente in uno stato depressivo, alla posizione attiva e piena di risorse di chi realizza la sua parte di responsabilità in quello che le accade, cosa tipica del copione inconscio.
In questo approccio tutto incentrato sul concetto di decisione è naturale farsi alcune domande:

ma se tutto lo decido io, chi nella mia testa, decide cosa scegliere?
chi crea confusione nella mia mente?

La risposta risiede nel come è organizzata la nostra mente, cioè come un vero teatro:

ogni persona nel suo cervello possiede un intero cast di attori: eroi e codardi, pensatori e stupidi, collaboratori e orchi. li abbiamo raccolti nei lunghi anni della crescita. siamo così abituati a loro che forse non ci accorgiamo nemmeno di quanto ingombrino. molti magari sono addirittura superflui o addirittura dannosi”.

E’ importante imparare a riconoscere questi personaggi, riconoscerne le voci, i messaggi che ci mandano. Mary ci propone un modo divertente e gentile per liberarcene, o meglio per invitarli ad andarsene:

“perché le loro voci feriscono, e continuano a ferire. Anche se crescendo ti sei talmente abituato alla loro presenza, da non poter neanche pensare a una vita felice senza di loro.”

Eppure le ferite che queste voci ci causano possono renderci cronicamente tristi, arrabbiati, ansiosi, o vergognosi. Le nostre reazioni a questi “mostri” che recitano sempre la stessa parte possono crearci una continua tensione e limitare la nostra capacità di pensiero”.

Come prima cosa dunque, con accuratezza e gentilezza, potremmo cominciare ad affacciarci sul nostro mondo interno, per conoscere, apprezzare le motivazioni di questi nemici interni. E poi, dopo averli ringraziati per i messaggi che vogliono portarci, congedarli.

Vedremo in seguito come invitare i nostri alleati.

Per ora, alleniamo la nostra fantasia, muniamoci di una buona dose di umorismo e compassione, prepariamo l’entrata in scena dei sostituti buoni, e cominciamo la cacciata dei fantasmi: un po’ come nel film “Ghostbuster”.

Con grande pazienza; in fondo qualcuno disse molto tempo fa:

“AMATE I VOSTRI NEMICI”.

Buono spettacolo!

Daniela Cristofori, psicoterapeuta e artista