Credere in se stessi
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Credere in se stessi

Metti una sera di abitudinaria routine guardando un programma in TV mentre prepari la cena.

Il programma in questione, un cosiddetto “intrattenimento”, è famoso in Italia, mescola fortuna e intuito e offre la possibilità di vincere anche discrete somme di denaro. I concorrenti giocano in coppia, discutendo fra di loro e apertamente con il pubblico le motivazioni che li spingono a fare le loro “mosse”, a rifiutare o accettare offerte dall’invisibile “notaio” che accompagna il gioco nel suo svolgersi. Impossibile non parteggiare per loro, non prendere posizione, non criticare eventuali mosse considerate azzardate o addirittura sconsiderate. Ci vuole una buona dose di coraggio per andare in tv e partecipare a programmi così, dove l’emotività in certi momenti va controllata, in altri lasciata libera di esprimersi e di contagiare il pubblico in studio e a casa. Condividere in diretta i giochi della buona e della cattiva sorte non è cosa da poco, perché tutti vorremmo naturalmente vincere e portarci a casa un bel gruzzolo per pagare il mutuo, saldare le ultime rate di un elettrodomestico o di un’auto, mettere al sicuro lo studio dei figli per qualche tempo, o altro. Le motivazioni che spingono chi si candida e si presenta ai provini per questo tipo di programmi sono le più diverse. Anche in base all’età.

Ecco, quella sera ho potuto con grande piacere e sorpresa assistere alla esibizione di una incrollabile fiducia in se stessi, di una certezza basata sull’ascolto della propria intuizione, di una forma di intelligenza cioè che non si basa su un ragionamento puramente razionale, ma che va oltre la razionalità e non trova altra spiegazione se non quella del “sentire”. Ebbene, quella sera, il concorrente era supportato dal suo partner che lo invitava a riflettere sull’opportunità o meno di accettare le offerte del “notaio”. Il partner ha esibito una buona dose di razionalità e di conoscenza dei comportamenti umani quando si tratta di denaro in gioco e il concorrente ha dato prova di avere una profonda fiducia in se stesso e nelle sue intuizioni di base, che lo hanno portato a fare alcune scelte sulle quali non è mai tornato indietro. E la sua fermezza gli ha dato ragione, portandolo alla vittoria e alla vincita di una bella somma: l’esplosione di gioia nello studio e in tutti noi spettatori ha confermato il fatto che ognuno di noi  si identifica con il destino di quel concorrente, che la sua vittoria è anche un po’ la nostra, che aver visto un uomo capace di credere di avere un tesoro, lo ha portato effettivamente a trovarlo, a scoprirlo. E questo ha generato e diffuso emozioni positive tutt’intorno.

Quella sera abbiamo assistito alla rappresentazione di una bella metafora di ciò che potremmo fare se davvero credessimo nelle nostre intuizioni profonde, e in noi stessi, al punto da rischiare tutto e fino in fondo. Solo con la visione di una meta possiamo infatti procedere e trovare le energie per superare i passaggi difficili, solo intuendo la direzione tutte le nostre azioni acquistano senso. Nel caso del gioco è pur vero che la casualità fa la sua parte, ma anche quando giochiamo mettiamo in gioco noi stessi e le nostre credenze, i nostri pensieri che rivelano il percorso mentale che ci porta a raggiungere le nostre mete, sia che queste si rivelino vincenti sia che si rivelino diverse dalle nostre aspettative. Ricordiamocelo ogni volta che la sfiducia e i dubbi ci assalgono: guardare oltre l’ostacolo e ricentrarci sulla nostra intuizione profonda fidandoci di lei, può aiutarci a sciogliere le impasse e tornare a guardare al futuro con entusiasmo.

Ne abbiamo tutti un gran bisogno.

Daniela Cristofori, psicoterapeuta e artista

 


Aggiungo una considerazione più strettamente psicologica, poiché quella sera mi è anche sembrato di assistere in diretta ad una teatralizzazione di ciò che in Analisi Transazionale chiamiamo dialogo interno tra le varie parti della nostra personalità, con esito finale positivo. Vedere il concorrente giocare così deciso ad ascoltare la sua intuizione mi ha ricordato l’importanza di energizzare il nostro Bambino Libero positivo, cioè quella parte della nostra personalità capace di stare in intimità, di decidere in modo autonomo e di giocare in modo spontaneo, senza lasciarsi schiacciare dalle voci critiche interne. La figura del partner a supporto del concorrente mi è sembrata simile a quella parte della nostra personalità che in Analisi Transazionale esercita la funzione Adulta, quella che ci riporta al qui e ora della situazione analizzando i problemi con razionalità e calma, ma anche simile ad un Genitore Affettivo positivo poiché incoraggia e supporta con empatia. La figura del notaio invece potrebbe essere assimilabile a quella dei nostri sabotatori interni, quei personaggi un po’ arcigni e scomodi che ci frenano sempre, che ci scoraggiano e frappongono mille ostacoli alla libera espressione della nostra intuizione e spontaneità. Ho pensato alla voce di un Genitore Critico negativo o di un Genitore Affettivo negativo che con la sua invadenza ansiosa soffoca la nostra libera iniziativa e autonomia.