Il teatro e la mente
Nel tempo del coronavirus, a teatri chiusi, il teatro della nostra mente non smette di portare in scena le storie che ci raccontiamo senza esserne consapevoli. Nel mio breve articolo racconto come psicologia e teatro sono profondamente connessi e portatori di cambiamento e nuova consapevolezza.
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Il teatro e la mente

Date parole al vostro dolore altrimenti il vostro cuore si spezza.

(Shakespeare, da “Macbeth”)

Nel silenzio di queste giornate al sicuro nelle nostre case, penso a quanto sia importante trovare il modo di esprimere i nostri sentimenti, le nostre emozioni e di connetterci con esse.

Ho sempre provato un’attrazione per il teatro, per la sua immensa capacità di dare forma alle mie fantasie di bambina, di incarnare in un personaggio che magari sembrava distante da me, parole che non avrei osato rivelare neanche a me stessa.

Questa è la potenza del teatro, del grande gioco del teatro.

Una potenza che scoprii a fondo durante la mia formazione come regista e che mi fece decidere per la mia successiva formazione in psicologia e psicoterapia. Quel “CONOSCI TE STESSO” inscritto nel tempio di Apollo a Delfi nell’antica Grecia e che gli attori dell’ Actor’s Studio di New York mettevano alla base del loro lavoro, mi accompagnò durante la mia formazione e oggi si fa sentire più che mai. Il “lockdown” che ancora viviamo amplifica l’eco di queste parole che giungono da lontano nel tempo.

Il legame tra Teatro e psicologia è stato esplorato dallo stesso Freud, che era molto attratto dal contenuto e dal modo della narrazione teatrale. Come ci racconta Fausto Petrella nel suo libro “La mente come teatro” :

Il teatro e la psicanalisi sono intimamente connessi, Freud ha sovente fatto riferimento alla chiaroveggente coscienza dei grandi tragici, da Sofocle (Freud ne trasse il complesso di Edipo, ndr) a Shakespeare, e alla loro conoscenza psicologica dell’uomoFreud li considerò da sempre  dei precursori, che sembravano aver saputo da sempre quanto egli andava scoprendo con i suoi metodi analitici in se stesso e nei suoi pazienti”.

Inoltre, continua Petrella :

“Il teatro viene accostato da Freud al gioco infantile, ma in un modo particolare: il bambino mette in scena attivamente e per gioco l’esperienza spiacevole che ha subito. Cioè la imita. (…). Per Freud l’imitazione artistica trova il suo motivo fondamentale nel tentativo di dominare il dolore“.

Grazie al teatro, quindi, “si realizza una forma di conoscenza psicologica dell’uomo”.

Per non parlare del legame tra l’attività mentale del sogno e il modo di rappresentare che il teatro utilizza: siamo sempre in luogo, in un certo tempo, con certi personaggi, oggetti, parole, storie o frammenti di storie che si raccontano nella nostra mente.  Possiamo quindi davvero paragonare la nostra mente ad un palcoscenico vivo e sempre pronto per ospitare storie.

Possiamo allora chiederci:

Cosa accade nella nostra mente in questi giorni? Quale copione si rappresenta? Quali personaggi? Fra questi ci siamo anche noi? Cosa ci diciamo?

Sono certa che ognuno di noi può rispondere a queste domande e anche chiedersi se ha voglia di cambiare qualcosa.

Buona visione.

 

Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere.

(Shakespeare, da “Amleto”)

Daniela Cristofori, psicoterapeuta e artista