La physis ai tempi del coronavirus: “nell’ombra accesa”
In questa emergenza coronavirus, questa mia riflessione vuole focalizzare l' attenzione sulla forza vitale della Physis, sempre presente e attiva, che possiamo contattare con fiducia in modi diversi e creativi.
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La physis ai tempi del coronavirus: “nell’ombra accesa”

 

Dall’immagine tesa

vigilo l’istante

con imminenza di attesa –

e non aspetto nessuno:

  nell’ombra accesa

spio il campanello

che impercettibile spande

un polline di suono –

e non aspetto nessuno:

fra quattro mura

stupefatte di spazio

più che un deserto

non aspetto nessuno.

Ma deve venire,

verrà, se resisto

a sbocciare non visto,

verrà d’improvviso,

quando meno l’avverto.

Verrà quasi perdono

di quanto fa morire,

verrà a farmi certo

del suo e mio tesoro,

verrà come ristoro

delle mie e sue pene,

verrà, forse già viene

il suo bisbiglio.

(Clemente Rebora)

Viviamo un tempo complesso. Per la prima volta nella storia, anche noi terapeuti ci troviamo ad attraversare le stesse esperienze dei nostri clienti: alcuni di noi sono ammalati di coronavirus, altri lo sono stati, altri, i più anziani, sono mancati lasciandoci privi della loro presenza e del loro saggio pensiero. Alcuni hanno perso o perderanno familiari, amici, colleghi.

Penso a questa esperienza del lutto, effettivo o solo temuto, che è trasversale nelle vite di terapeuti e pazienti a livello mondiale, per la prima volta nella storia.

Penso alla nostra preoccupazione e alle protezioni circa il contagio da virus, ma penso anche al potenziale di un contagio emotivo diffuso e a come possiamo contribuire noi terapeuti in questo momento.

Posso partire solo dalla mia esperienza e condividere il mio personale modo di far fronte a questa emergenza.Mi vengono in mente gli strumenti che utilizzo nel mio lavoro:  L’Analisi Transazionale, la teoria sistemica, l’arte del disegno e del teatro e quella più sottile del respiro e delle posture fisiche appresa nei miei tanti anni di pratica e di formazione con l’Hatha Yoga.

Sembrano strumenti apparentemente distanti tra loro, eppure ciò che li armonizza nella mia visione è la possibilità di attivare la Physis, di entrare in contatto con questa forza, di percepirla e di lasciarla fluire.

Ma cos’è la Physis? E’  Un concetto comunemente tradotto con “natura”, in senso più esteso “energia”, nella filosofia indiana possiamo assimilarlo al “Prana”..

Eric Berne, fondatore dell’Analisi Transazionale,  accenna alla Physis, riprendendola dal pensiero antico greco che la definiva il principio vitale delle cose che si generano e crescono. Berne ne parla così:

“La forza di crescita della natura, che trasforma organismi meno evoluti in organismi più evoluti, fa crescere gli embrioni in organismi adulti, fa migliorare la gente malata, mentre chi è già sano lotta per raggiungere i propri ideali” (Berne, 1968)…

 Più tardi dirà:

“Una forza che spinge gli uomini a crescere, a progredire, a migliorare” (Berne, 1969).

Un’altra terapeuta, Petruska Clarkson, (1993) affermerà:

“Credo che il compito degli psicoterapeuti e degli educatori ora sia quello di permettere alle persone di entrare in contatto con quella forza che è dentro di loro, allo scopo di facilitare la guarigione e l’autorganizzazione. Il compito dello psicoterapeuta è di riaccendere la fiamma che autoguarisce – la prima scintilla di physis nella persona.”

Prendo questa affermazione come un testimone da portare avanti, mettendomi al servizio di questa forza con fiducia.

In questi tempi in cui si parla di trauma collettivo penso a molti colleghi anche oltre oceano che si occupano di traumi. Al Trauma Center di Boston l’equipe di Van Der Kolk ha introdotto il lavoro con lo yoga e il teatro con i veterani di guerra: i risultati sono eclatanti e scientificamente dimostrati.

In questo tempo di isolamento sociale possiamo appellarci alle facoltà della nostra mente, e nello stesso tempo usare il corpo come uno strumento da allenare per percepire il fluire della forza vitale. Possiamo usare il respiro, di cui ho già parlato, come ponte tra queste due realtà esistenziali. Possiamo entrare nella immobilità del corpo, avendo prima messo a tacere le onde agitate della nostra mente, grazie al controllo del respiro.

Corpo e mente possono dialogare attraverso il respiro e accedere ad uno “stato” di disponibilità pronta ad accogliere la “forza vibrante” della Physis.

Se, per usare la terminologia teatrale di Berne, ognuno di noi ha un suo copione di vita, con personaggi, azioni e diviso in atti, allora possiamo, decidendolo, diventarne attivi costruttori. Possiamo tenere viva questa luce di vita mettendoci al fianco di questa forza vitale, che come un Artista a noi sconosciuto va alimentando la nostra storia.

Le circostanze di questa emergenza possono diventare un’occasione per rivolgere il nostro sguardo all’interno di noi e, una volta placate le onde agitate della mente con il respiro, abbandonarci con fiducia al lavoro silenzioso del nostro artista/regista interno. Possiamo, ognuno secondo il suo estro creativo, creare delle aperture al lavoro della Physis, la forza della natura che fa crescere ed evolvere tutte le cose. Che rimane, come nelle parole del poeta, “nell’ombra accesa”.

 

Daniela Cristofori, psicoterapeuta e artista